Dalla loro
nascita fino ad oggi, i fuochi artificiali hanno subito un’evoluzione non
soltanto tecnica ma soprattutto funzionale.
La scoperta della polvere da sparo, avvenuta accidentalmente
in Cina sotto il dominio della dinastia Tang (VIII secolo D.C.), diede il via a
una serie di tentativi di applicazione pratica che si conclusero principalmente
nell’utilizzo della nuova invenzione in campo militare. Inizialmente i primi
artifici pirotecnici venivano lanciati a mano o mediante macchine belliche, in
seguito vennero ideati i primi razzi e lanciafiamme, fino ad arrivare a veri e
propri cannoni. È riportato infatti l’utilizzo del cosiddetto “fuoco volante”
da parte dell’esercito imperiale cinese contro gli invasori mongoli durante la dinastia Song (a partire dal 900 D.C.).
Si sviluppò però parallelamente anche una funzione ludica
dei fuochi artificiali, che venivano impiegati per accompagnare feste e
celebrazioni, segnando l’inizio di quella che diventerà la vera e propria arte
pirotecnica. Esistevano infatti dei veri e propri “maestri”, molto rispettati e
considerati quasi una sorta di stregoni, a conferma di quanto già all’epoca i
rudimentali giochi pirotecnici fossero in grado di affascinare il pubblico e portarlo
a pensare di avere davanti agli occhi una magia. Si pensava addirittura che
avessero la capacità di scacciare via gli spiriti maligni e di portare fortuna
e prosperità, ed è anche grazie a queste credenze che la loro diffusione
divenne sempre più ampia e le tecniche sempre più raffinate.
Fu soltanto più tardi però che l’arte pirotecnica approdò in Europa: le prime
fabbriche di fuochi artificiali risalgono al XIV secolo, e le due scuole di
formazione principali furono quella tedesca di Norimberga e quella italiana di
Bologna.
Ad oggi in Italia la scuola più famosa tra tutte è
sicuramente quella napoletana, legata a una tradizione secolare importante e
sentita.
Articolo molto interessante e ben fatto! Aspetto con ansia gli altri.
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